Ripubblichiamo questo nuovo approfondimento di Gianmario Leone (si consiglia la lettura di questi precedenti), ringraziandolo sentitamente per averci citato:

Inquinamento mar Piccolo, la Marina Militare tace

TARANTO – Lo scorso 25 gennaio, nella Rada di Mar Grande a bordo della portaerei Cavour, è avvenuto il passaggio di consegne del Comando in Capo della Squadra Navale della Marina Militare fra gli Ammiragli di Squadra Giuseppe De Giorgi (cedente) e Filippo Maria Foffi. La cerimonia è stata presieduta dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Ammiraglio di Squadra Luigi Binelli Mantelli. Il quale sostenne che la Marina Militare, in oltre 100 anni di storia, non avrebbe inquinato il mare di Taranto, anzi: se c’è una verità è quella rappresentata dalla crescita della nostra città sotto tantissimi profili, proprio grazie alla presenza ed all’azione dell’Arsenale e della Marina Militare. Una tesi del tutto personale quella del Binelli Mantelli, che non trova alcun riscontro nella realtà dei fatti, come abbiamo dimostrato già ieri pubblicando ancora una volta su queste colonne dati inoppugnabili sul ruolo svolto dalla Marina nell’inquinare il nostro mare.

Del resto, se fosse vera la teoria del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, non si spiegherebbe il perché il Genio Militare abbia presentato lo scorso anno alla Regione Puglia un progetto preliminare “per la messa in sicurezza di emergenza dell’area ex IP” presso la Marinansen, denominato “Progetto preliminare di messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda”. L’intervento prevedeva “una completa cinturazione dell’area con barriera fisica permeabile reattiva (PRB) usando ferro zero-valente, con jet-grouting di diametro 500mm, ed emungimento, tramite pozzi attrezzati con pompe idrauliche, di acque di falda da trattare con carboni attivi e poi smaltire”.

Progetto che ricalcava la richiesta formulata dalla Conferenza dei Servizi del 14/10/2010 nella quale si chiedeva di “effettuare un accoppiamento tra barriera fisica e idraulica e di effettuare in questa ipotesi una stima delle portate da emungere”. Obiettivo quello di “impedire la diffusione della contaminazione e l’abbattimento, con il processo di dealogenazione riduttiva abiotica(ZVI), delle concentrazioni degli inquinanti presenti nelle acque di falda: sostanze inorganiche, composti alifatici clorurati cancerogeni, PCB, e metalli pesanti”. L’area situata nel I seno di mar Piccolo, dove sorgeva il sito “Ex area Ip” dell’Arsenale Militare, è infatti interessata da una pesante contaminazione (metalli, PCB, inquinanti inorganici) dovuta proprio alle attività passate della Marina.

Il 30 marzo del 2012 l’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro annunciò ai quattro venti che il progetto di Marigenimil aveva ricevuto l’ok dei tecnici regionali e che l’iniziativa del Genio Militare “consentirà di contenere definitivamente la contaminazione accertata nella falda acquifera”. Poco meno di un anno dopo, lo scorso 8 febbraio, il capitano di vascello Fabrizio Gaeta, direttore del Genio Militare della Marina di Taranto, affermò su un noto quotidiano locale che “ciò che abbiamo garantito in conferenza di servizi procede a passo spedito. E non potrebbe essere diversamente”. Marigenimil infatti, lo scorso marzo assicurò anche una programmazione finanziaria che avrebbe garantito l’avvio delle procedure per l’esecuzione delle opere della messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda entro il 2012. La consegna del progetto definitivo era stata assicurata entro luglio 2012.

Ma le cose, stando a quanto affermano dalla Regione, non starebbero affatto così. Già nel luglio scorso infatti (termine entro il quale avrebbero dovuto presentare il progetto definitivo per la messa in sicurezza delle acque di falda) l’ente regionale aveva chiesto informazioni alla Marina Militare sul complesso delle attività in corso. La risposta fu un semplice “attività in corso”. A metà del mese di gennaio di quest’anno, la Regione ha proceduto con una nuova sollecitazione per la trasmissione di informazioni sullo stato di avanzamento delle tre principali attività in corso: anche in quel caso non è arrivato alcun riscontro. La prima delle tre attività in corso sull’area “ex IP” è il “Piano di integrazione alla caratterizzazione ambientale”.

Durante il tavolo tecnico del 4 ottobre 2011, Marigenimil affermò che “si prevede di trasmettere i risultati della caratterizzazione integrativa entro maggio 2012”. Siamo a febbraio 2013 ed al momento non risulta pervenuta nessuna notizia circa il completamento della caratterizzazione integrativa. La seconda attività prevista è la “messa in sicurezza di emergenza delle aree con presenza di rifiuti”. Sempre durante il tavolo tecnico del 4 ottobre 2011, Marigenimil sostenne che l’avvio della rimozione dei rifiuti sarebbe partito entro 60 giorni dalla data della riunione. La rimozione risultava parziale a settembre 2012: a tutt’oggi non risulta pervenuta nessuna notizia circa il completamento della rimozione dei rifiuti. Terza ed ultima attività prevista, la “messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda”.

Durante l’articolato iter di condivisione delle attività necessarie alla messa in sicurezza delle acque di falda, era stato ritenuto necessario attuare un sistema di mitigazione (pompaggio e trattamento acque in impianto depurazione esistente): a tutt’oggi non risulta pervenuta nessuna notizia circa il funzionamento del sistema di mitigazione. A settembre 2012 si riferisce invece che si è ancora in attesa di autorizzazione allo scarico da parte della provincia di Taranto. Oltre al sistema di mitigazione, per quanto riguardava la “messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda”, nelle conferenze dei servizi del 22 febbraio e dell’8 marzo 2012, si condivise il “Progetto preliminare di messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda”. I partecipanti alla riunione convennero sulla necessità di sottoporre il progetto definitivo all’esame degli enti competenti, con Marigenimil che assicurava: “si prevede che la consegna del progetto definitivo avverrà entro luglio 2012”. Ancora oggi il progetto definitivo di messa in sicurezza di emergenza non risulta pervenuto.

Eppure, il 30 marzo del 2012 l’assessore Nicastro sosteneva come con quel progetto fosse il frutto “di una collaborazione tra istituzioni, primo fra tutti il Genio Militare, che rappresenta una buona pratica di amministrazione attiva che, fisiologicamente, se ben indirizzata permette l’individuazione di soluzioni a beneficio del nostro territorio e dei cittadini pugliesi”. Stranamente, da quel giorno di marzo l’assessore Nicastro non è più ritornato sull’argomento né abbiamo notizia di un suo intervento presso la Marina Militare per chiedere chiarimenti sul perché non è stato rispettato praticamente nulla rispetto all’iter previsto in origine. E ci lascia ancora più stupiti il fatto che durante il tavolo tecnico svoltosi alla Confcommercio il 19 febbraio proprio sulla bonifica del Mar Piccolo, il commissario per le bonifiche Alfio Pini pare abbia manifestato la volontà di non prendere in considerazione il ruolo avuto dagli insediamenti militari nell’inquinamento del Mar Piccolo.

Ciò detto, vorremmo soltanto ricordare che a causa dell’inquinamento del I seno di Mar Piccolo, da ben due anni viene distrutta la produzioni dei mitili, arrecando un danno enorme ai mitilicoltori tarantini, non soltanto da un punto di vista economico. Sempre a causa dell’inquinamento, prodotto come sempre da “enti terzi”, è stata decisa la rimozione totale degli allevamenti del I seno al fine di consentire le attività di risanamento ambientale dell’area con spostamento degli allevamenti in un’area situata nella rada di Mar Grande, di appena 389mila mq rispetto all’area individuata dal Centro Ittico Tarantino che in origine era di 700/800.000 metri quadrati (al momento soltanto la cooperativa del mitilicoltore Luciano Carriero ha effettuato lo spostamento, a fronte di un limite temporale per tutti i mitilicoltori che scade esattamente tra due giorni). Il problema di fondo fu che in quello specchio di Mar Grande, si trovano due boe della Marina Militare (più una dell’Autorità Portuale) che di fronte alla richiesta avanzata dal Comune, oppose un netto e inderogabile rifiuto.

Negli ultimi due anni né la politica, né i sindacati, né Confindustria, né Confcommercio, né l’area ambientalista, né alcuna associazione cittadina (tranne l’encomiabile “Le Sciaje”) ha osato soltanto provare a chiedere alla Marina Militare di rendere conto del danno arrecato per decenni di attività nel Mar Piccolo, paventando l’ipotesi di un risarcimento danni. Dimostrazione inoppugnabile del fatto che ad attaccare Ilva, Eni, Cementir e quant’altri siamo tutti molto bravi. Nel frattempo, rischiamo di perdere per sempre il nostro Mar Piccolo e i suoi pregiatissimi mitili. In un silenzio che mette i brividi. Eppure, “ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata” (Albert Einstein, Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955).

Gianmario Leone (TarantoOggi, 26.02.2013)

 

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