Ripubblichiamo qui questa bella intervista a Angelo Cannata, presidente de Le Sciaje, di Serena Mellone per ExtraMagazine!

Angelo Cannata/L´operaio creativo

Al centro Angelo, a destra Giulio, responsabile scientifico dell'associazione, e sinistra Silvia, che spesso viene a trovarci alla Torre!

C’è chi l’ha definito il Sindaco della città vecchia: di certo, il Presidente dell’associazione culturale Le Sciaje ama molto questo microcosmo sociale, ricco di bellezze e problemi. Tanta strada ancora da fare, eppure qualcosa si muove 

Per i vicoli del centro storico di Taranto non è difficile incontrare Angelo Cannata, a maggio 33 anni, tarantino Doc e presidente dell’associazione culturale Le Sciaje, che opera attivamente sul territorio ormai da qualche tempo. Ogni giorno Angelo con il suo zainetto in spalla e con tanta energia macina chilometri per tutta l’isola, organizzando, promovendo, amando e custodendo ogni singolo pezzo del centro storico, sfidando a testa alta e calma d’autore le difficoltà e gli ostacoli di una città che vive allo sbando e nel caos. Mai una parola fuori posto, mai un pettegolezzo, ma sempre tanta energia positiva e una buona parola per tutti, ricca di speranza e di esempi concreti che dimostrano che solo non rimanendo sulla porta a pascolare le cose possono cambiare.
Iniziamo con un tuo autoritratto per i nostri lettori.
«Sono uno come tanti della generazione dei trentenni impegnato nella promozione e nell’organizzazione di attività culturali e sociali che si svolgono a Taranto e in particolar modo nel suo borgo antico: la città vecchia. Mi definisco pertanto un operaio creativo che cerca giorno per giorno di “fare cose” utili al miglioramento della qualità della vita attraverso la propria competenza e la propria energia. Il mio impegno e la mia voglia di fare credo siano molto simile a quella di tanti miei coetanei che, decidendo di voler restare qui a costruire il proprio futuro, cercano di guadagnarsi un lavoro onesto e gratificante in una realtà cittadina, oggi più che mai afflitta dai problemi di carattere sociale ed economico».
La tua famiglia è sempre stata attiva socialmente e politicamente. Quanto questo ha influenzato il tuo percorso attuale?
«Certo, ha influito tanto aver genitori impegnati in prima persona nella “militanza” politica cittadina sia della Taranto attuale sia di quella di qualche anno fa. Un patrimonio di conoscenze ed esperienze sociali e politiche che mi ha insegnato il piacere di amare il prossimo, il rispetto e l’umiltà di dedicarsi alla “cosa pubblica” in maniera consapevole delle particolarità che contraddistinguono la nostra tanto bella ma difficile città. I percorsi sono comunque differenti per tanti motivi ma per altri sono coincidenti, del resto il rapporto tra generazioni è uno dei problemi principali dell’attuale periodo storico. Poi di cambiamenti sociali e politici ce ne sono davvero stati tanti specie dal dopoguerra sino alla caduta del muro di Berlino: da un lato il crollo di ideali e valori che hanno fondato la cultura contemporanea e dall’altro il prevalere della società dei consumi, prodotti economici nuovi come la globalizzazione e la trasformazione del rapporto pubblico – privato e il prevalere degli interessi personali a quelli collettivi».
Adriano Sofri su “La Repubblica” ti ha definito il Sindaco della Città vecchia di Taranto, cosa ne pensi?
«Sono stato definito così all’indomani di un evento tragico che ha sconvolto la nostra comunità : il tornado “Medusa” del 28 novembre che tra i danni ha visto il crollo di un palazzo storico della marina dei pescatori in via Garibaldi. Tante volte, come del resto è successo la sera prima del tragico evento, avevo segnalato l’urgenza di attuare gli interventi di rigenerazione urbana ormai già da tempo annunciati e ancora non attuati. Lungi da me l’idea di considerarmi Sindaco, piuttosto preferirei di essere chiamato un semplice cittadino attento alle problematiche della città vecchia. Oltre a Sofri anche Fulvio Colucci sulla Gazzetta del Mezzogiorno mi ha dedicato un articolo: qui però Colucci mi ha definito come il cacciatore nella segale del “Giovane Holden” di Salinger,  pensa te ! (ride, NdR)».
Giocando con questo ruolo attribuitoti, quale sarebbe  il suo programma politico? Chi vorrebbe nel suo staff?
«Non è il caso di scherzarci su, la nostra città vive un momento storico epocale, il cosiddetto punto di non ritorno. Occorre creare occasioni di un confronto pubblico costruttivo su l’idea di città futura, e su come politicamente la comunità riesca a farsi carico degli errori del passato per non commetterli più. L’auspicio più grande per la nostra città è quello di conquistare sul campo una possibilità in più per concretizzare il cambiamento desiderato da tutti».
Qual è  il suo rapporto con gli abitanti dell’isola?
«L’isola vecchia la considero la parte più bella e preziosa della nostra città. Di fatto, oltre al patrimonio storico artistico degli edifici, credo che meriti rispetto e non certo emarginazione anche il patrimonio immateriale, fatto delle tradizioni e della cultura di chi ha abitato e continua ad abitare».
Cosa ne pensa delle nuove attività culturali e commerciali nel centro storico?
«Sono davvero un toccasana per la vita sociale dell’isola. E’ davvero un piacere che la città vecchia stia migliorando giorno per giorno la quantità e la qualità delle strutture ricettive e dei presidi culturali. C’è tanto da fare, tanti sono gli esempi positivi ma occorre ancora tanto impegno per incoraggiare e migliorare le forme di imprenditoria e sviluppo del territorio che creano ricchezza e opportunità di lavoro. La città vecchia non è solo un museo da ammirare, ma è una città da rivitalizzare con attività enogastronomiche e artigianali tipiche del nostro territorio».
Crede che ci possa creare una rete di sviluppo e cooperazioni tra associazioni e imprenditori per il vero e leale risanamento del borgo antico?
«La rete di sviluppo è ormai un processo di organizzazione sociale che si sta affermando in diverse parti del mondo, e su questo terreno Taranto non può permettersi di sbagliare ancora. Le collaborazioni oltre a fiutare l’affare economico, devono guardare alla città vecchia come un’opportunità di rilancio di tutta la nostra provincia e prendersi cura delle proprie risorse. Sicuramente tante potranno essere le occasioni che possano accelerare questi processi innovativi come ad esempio la promozione di mobilità sostenibile su due ruote, raccolta differenziata porta a porta, coinvolgendo abitanti dell’isola e premiando chi ne permette una maggiore raccolta. Inoltre davvero sembra che l’aria in città sia cambiata: ormai tantissime sono le iniziative lodevoli, basta citare i gruppi Ammazza che piazza, Howlers bike group, Login e altre associazioni che fanno tantissimo per vivacizzare la nostra città».
C’è qualcosa che vorrebbe dire al Sindaco di Taranto Stefano?
«Sì, di supportare e creare ancora di più occasioni di partecipazione e coinvolgimento delle parti più giovani ma anche di quelle più impegnate della città. L’occhio di riguardo deve essere speso necessariamente per la città vecchia, dove può essere incentivato un laboratorio di innovazione sociale a cielo aperto, fatto di partecipazione sia di gente del posto che ospiti e interessati di ogni parte del mondo. Molti sono palazzi storici di proprietà comunale che rimangono chiusi, anche i più suggestivi come il De Bellis, il Delli Ponti e il Palazzo Amati, che a differenza dei palazzi D’Ayala Valva e Carducci Artenisio non necessitano di grossi interventi per essere riaperti e che potrebbero essere sede di una mediateca, per esempio».
Facendo promozione culturale con l’associazione le Sciaje, come vive l’assenza di assessore alla cultura?
«Attraverso le attività dell’associazione abbiamo avuto modo di approfondire alcuni aspetti della storia culturale della nostra città. Il settore cultura è stato sempre il settore tra i più sacrificati dalle amministrazioni in genere. Certo che l’assenza di un riferimento politico sullo scranno di palazzo Galeota davvero è una carenza che occorre quanto prima colmare. Pensiamo al valore sociale ed economico che la cultura può offrire alla nostra comunità: per esempio le attività culturali che potrebbero svilupparsi con le “città gemellate”, oppure i convegni nazionali e internazionali magari proprio attraverso il patrimonio etnografico della collezione Maiorano, oppure le tante opportunità che possono svilupparsi proprio attraverso la valorizzazione della risorsa mare a Taranto: dalla primavera sino ad autunno inoltrato le condizioni meteorologiche sono tanto clementi da poter permettere la tanto augurata destagionalizzazione dei flussi turistici. Quindi mettiamoci al lavoro già da ora per un offerta culturale sostanziosa per i mesi di marzo aprile e maggio».
Quale nome suggerirebbe al Sindaco che Le chiedesse la tua opinione? 
«Non ho alcuna voglia di fare nomination, né tanto meno credo che si possa fare preferenza su un nome piuttosto che un’ altro. Occorre comprendere che ciò che conta è l’attivazione di un programma di attività utili a un protagonismo collettivo, un senso comune da condividere e sperimentare sul campo».
Cosa bolle in pentola  con le prossime iniziative?
«Sono davvero tante: il rilancio delle attività dell’associazione le Sciaje, che mi onoro di presiedere, presso la torre dell’orologio in piazza Fontana, ma anche le coraggiose e appassionanti iniziative che possono nascere dagli universitari che ormai popolano il centro storico quotidianamente e tutti i “bollenti spiriti regionali” che come sempre cercano di mettersi in rete per canalizzare fondi ed energie positive per concretizzare tanti “laboratori dal basso” e “start up” imprenditoriali. Occorre sostenere l’idea della creazione di un ufficio informa giovani o un servizio decentrato di centro per l’impiego per aumentare le occasioni di occupazione e occupabilità dei tanti giovani che lavorano gratis o che in maniera precaria».
Citando l’inflazionato Marzulli: fatti una domanda e datti una risposta.
«La mia domanda: qual’è il contributo che vuoi dare per essere parte della soluzione e non del problema ? Risposta: occorrerà che ognuno faccia la sua parte e che si inizi a pensare che a una sana competizione è utile accompagnare uno spirito collaborativo e consapevole di cosa è realisticamente la politica: ovvero il mezzo per il raggiungimento della felicità di ognuno».

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