Pubblichiamo qui l’intervista di Fulvio Colucci al nostro presidente Angelo Cannata, pubblicata il 28 dicembre 2012 dalla Gazzetta del Mezzogiorno: in una cartella sono racchiuse tutte le nostre idee sulla riqualificazione della Città Vecchia!

 

La proposta: «Portiamo i giovani in Città vecchia»

di FULVIO COLUCCI
TARANTO – La foto accarezzata dal tempo è lì, sotto l’orologio cantato dal poeta Diego Marturano. Un gentiluomo in cappello, abito nero e occhiali – poeta, scrittore, chissà – parla con gli «sciajaruli», ostricoltori e mitilicoltori tarantini. Chiede notizie sulle tecniche di coltivazione, si prepara ad assaggiare i frutti di mare. Angelo Cannata, presidente dell’associazione «Le Sciaje», la guarda con tenerezza e sfogliando il libro dei visitatori della torre in Città vecchia rilegge la frase di un tarantino: «Girare il mondo per poi scoprire che la conoscenza è dietro l’angolo. Molte cose si guardano da un altro punto di vista e acquistano un fascino sconosciuto».

Vista da quassù, la torre dell’orologio sembra la coffa di una nave, quelle piattaforme poste in sommità per vedetta o per manovra. Ogni quarto d’ora, l’orologio caro a Marturano batte come un cuore mai arresosi al silenzio di troppi anni. Del resto il poeta, per profezia, lo aveva scritto. E la comunità aveva pensato bene di murare una lapide, anno di grazia 1990, con le parole cantate: «Non ti sentirò mai più orologio mio, con quella bella voce di campana. Buon amico, io vado assai lontano, ma tu prega per me suonando a Dio».

La torre getta lo sguardo sulla Città vecchia, barca e mare insieme, in mezzo ai due mari. «Non si può pensare ancora all’isola come a uno spartitraffico tra la ferrovia, i Tamburi, le strade statali e le autostrade, la città nuova» spiega Cannata. L’associazione è partner del Comune e del Centro ittico nel progetto di esposizione permanente «Il tempo del mare». Al primo piano della torre, in piazza Fontana, sono esposti reperti preziosi. Pezzi della collezione «Parenzan» un tempo al museo Talassografico. Una tartaruga Caretta Caretta del 1960, tra gli altri, fa da nobile sigillo a questa fossile sfilata di mare. Cannata elenca con pazienza, lui che accompagna tanti visitatori dentro il «museo» e fuori, in Città vecchia. «Le Sciaje» deve il suo nome ai giardini di ostriche e cozze, così si chiamavano un tempo. Un segno di vocazione marinara.
L’associazione ha vinto il bando «Principi attivi» della Regione Puglia per 24 mesi e ora si punta a nuovi progetti. Il Consiglio nazionale delle ricerche attraverso l’Istituto talassografico «Cerruti» ha contribuito all’esposizione permanente della mitilicoltura. Ora si guarda al futuro, dalla torre-coffa. E piazza Fontana, lucida di pioggia, chiude in un fazzoletto di pochi metri quadri contraddizioni e sfide: in fondo le ciminiere, ai due lati il mare. In mezzo la Città vecchia e il suo cuore giovane. Ricorda Cannata: «Batte sempre quel cuore, ma bisogna lavorare perché sia davvero il cuore giovane che affascinò Ungaretti. Noi pensiamo a coinvolgere soprattutto i giovani».

Angelo Cannata non lo dice, ma lui in Città vecchia è un po’ «catcher in the rye», cacciatore nella segale, la figura del romanzo «Il giovane Holden» che catalizza i giovani all’impegno, indicando laicamente la strada per evitare «sbandate»: «Coinvolgere i ragazzi nelle iniziative per cancellare l’immagine delle cronache: la Città vecchia cuore non di Taranto, ma dello spaccio di droga. Un paradosso. Taranto vecchia non è un problema, ma un’opportunità. Dipende dalle prospettive. Chi, nella classe dirigente, è pronto a raccogliere la sfida? Bisogna investire in cultura. Non è più questione di rigenerazione urbana – spiega Cannata – non lo èmai stata. Di rigenerazione umana e storica si deve parlare. Perciò vogliamo ripartire da un progetto del mare, sul mare, su Mar Piccolo. In ragione dei problemi ambientali che hanno devastato la mitlicoltura. Taranto vecchia può affrontare la sfida della difesa delle tradizioni popolari partendo dal mare».

Taranto vecchia non più trincea, ma avamposto dell’innovazione sociale. Sul mare con la sua torre dell’orologio per vedetta. Battendo i rintocchi del futuro con la sua voce bella di campana.

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