L’associazione “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje” è nata da un’idea di sviluppo per Taranto che rimetta al centro i nostri mari e la nostra storia marinara. La nostra idea è stata premiata dalla grande opportunità offerta dal bando regionale “Principi Attivi 2010 – Giovani Idee per una Puglia Migliore“.
Quella che abbiamo proposto è, infondo, un’idea semplice: contribuire alla rinascita culturale di Taranto attraverso la riscoperta e valorizzazione di luoghi storici dimenticati come Mar Piccolo e la Città Vecchia, con un percorso virtuoso che porti la città a innamorarsi nuovamente dei Due Mari. Più di un anno di vita associativa caratterizzato da una programmazione dedicata al legame storico e determinante tra la secolare città bimare, terra delle delizie, e le attività tradizionali dell’artigianato, della piccola pesca locale e della molluschicoltura. A fronte di numerose iniziative (presentazioni di libri, conferenze, seminari scientifici, visite guidate nei luoghi storici della marineria, come la Città Vecchia, le coste del Mar Piccolo e il parco del Galeso), abbiamo però dovuto affrontare difficoltà che minano la condivisione di un lavoro cittadino per la tutela dei beni comuni: parlando di “rigenerazione urbana“ della Città Vecchia e di tutela e valorizzazione del Mar Piccolo, culla storica della mitilicoltura, ci siamo accorti che questi argomenti rappresentano quasi un tabù per la maggior parte dei cittadini. Argomenti da evitare per non scontrarsi con le volontà di non meglio definiti poteri forti locali che inabissano le realtà di Taranto in fondo a un mare di farraginosità burocratiche, conflittualità tra “nuovi” e “vecchi”, a discapito di una seria presa in carico di iniziative politiche utili ad un reale miglioramento della qualità della vita a Taranto.

Oggi, in pieno dibattito sulle sorti della Grande Industria a Taranto e sul futuro della città, non possiamo non contribuire con la nostra voce di trentenni che hanno investito tempo, professionalità ed idee per questa città e non vogliono accettare ancora una volta scelte calate dall’alto.
Ciò che non viene colto, infatti, da chi oggi vuole decidere le sorti della città di Taranto sono le voci sempre più forti di una classe di giovani precari, disoccupati, con curricula e titoli di studio che in altri luoghi verrebbero coperti d’oro ma qui valgono, al massimo, uno stage non retribuito. Un pezzo importante di società, una nuova ma invisibile classe operaia, totalmente ignorata anche da chi dovrebbe contribuire a salvaguardarne i diritti, stanca di parlare ancora di tecnicismi in dibattiti sterili, di palliativi e facili soluzioni a brevissimo termine.

E’ una classe che vuole, invece, capire che sarà della città di Taranto fra cinque, dieci anni, quando il miraggio dell’iperindustrializzazione coatta sara’ svanito per sempre, e contribuire al suo rilancio con idee che parlano di sostenibilità, ambiente, innovazione, cultura, storia, turismo, cooperazione e salvaguardia dei diritti, micro–impresa, nel rispetto delle vocazioni storiche e naturali del territorio, così come avvenuto in tante altre città in Europa, in Italia e in Puglia.

Taranto oggi è a un bivio: continuare a difendere l’indifendibile e gli interessi di pochi e condannarsi a morte per asfissia o ascoltare la ventata d’aria fresca portata da tante nuove idee che propongono scelte coraggiose.
Noi continueremo con le nostre attività, accanto a chi in questi mesi ha percorso pezzi di cammino con noi, agli operatori del Mar Piccolo che rivendicano il loro diritto al lavoro, alle aggregazioni sociali che rivendicano una città migliore e a coloro che, con forza, sono decisi a non lasciarci scippare la propria terra, i propri mari e il proprio futuro da chi già da troppi anni sta distruggendo la millenaria città di Taranto.

 

La lettera sul Corriere del Giorno:

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