La flotta di pesca tarantina era costituita da imbarcazioni piccole, agili, in grado di navigare a remi o con piccole vele latine ma, al contempo, sufficientemente resistenti da sostenere il peso del pescato e degli attrezzi da pesca.
La costruzione di tali imbarcazioni, strettamente legate nelle loro varianti al tipo di pesca praticato, era inderogabilmente affidata all’arte dei Maestri d’ascia. A partire dalle richieste peculiari del committente, al maestro d’ascia spettava il compito di selezionare i legnami che avrebbero costituito il natante, intagliarli con le tipiche asce e lavorarli con tecniche tramandate, spesso, di padre in figlio.
L’imbarcazione caratteristica della piccola pesca tradizionale tarantina è sicuramente ‘u sckife. Questo nome, all’apparenza dispregiativo, deriva in realtà dal termine longobardo skift, barca, probabilmente all’origine anche di termini italiani (come scafo) o anglofoni (come ship e skipper). Il “modello” più piccolo, al di sotto dei 4 metri di lunghezza, era chiamato ‘u sckifarìdde, tipico della pesca con la lenza e in grado di sostenere una o due persone.
Oggi le imbarcazioni moderne sono costituite da materiali sintetici come vetroresina e materiali plastici e sono realizzate principalmente a livello industriale. Nonostante questo, però, il mestiere dei maestri d’ascia meriterebbe un recupero culturale e produttivo, necessario per riscoprire e valorizzare tipicità locali come le imbarcazioni tipiche e gli antichi mestieri.

C.S.D.R. Le Sciaje