In questi mesi la vita associativa de “Le Sciaje” è stata anche caratterizzata da numerosi interventi sulla stampa, cartacea e non, locale e non.
E’ tempo di raccoglierli sul sito! a partire da questo bell’articolo apparso su Siderlandia la scorsa estate:

Sulle vie del mare

di Francesca Razzato


La bella stagione è giunta, e con essa anche quell’irrefrenabile voglia di abbandonare la città e riversarsi sul litorale, per sfuggire alla morsa del caldo torrido che arroventa palazzi e strade, e godere del mare e del sole.
Il mare, protagonista indiscusso dei nostri agognati momenti di relax, è però un attore che sa interpretare molti ruoli, alcuni dei quali straordinari e troppo spesso dimenticati o sottovalutati.
Il mare come custode del passato, del presente e del futuro della terra che bagna e abbraccia, come infinito contenitore delle storie e delle esperienze degli uomini e delle donne che di esso e con esso sono vissuti. Il mare come madre ancestrale della terra che avvolge, primordiale origine della vita. Il luogo dell’infinito per eccellenza, in cui lo sguardo di chiunque si perde, e si ritrova arricchito.
Per approfondire e meglio capire qual è lo straordinario valore del mare, in relazione ad una città che da “Due Mari” è bagnata e la cui vita e sopravvivenza da essi non può o non dovrebbe scindersi, è stato utile e significativo l’incontro avvenuto con due giovani esploratori della storia e delle tradizioni marinare e non solo, della città di Taranto.
Parliamo di un ecologo marino e di un sociologo, Giulio Farella ed Angelo Cannata. I due, spinti dalla comune passione per la Città Vecchia hanno stilato un progetto, risultato vincitore del bando Principi Attivi della regione Puglia. Il progetto ” Le sciaje” , acronimo di “storia, cultura, innovazione, ambiente jonico”, fonde in se le anime delle distinte formazioni dei suoi genitori . L’anima storico-sociale che ha l’obbiettivo di ricostruire attraverso la partecipazione, la storia di Taranto in relazione alla società marinara, coinvolgendo gli enti di formazione e di ricerca (le scuole e le università), con l’idea di una nuova gestione dei quartieri sul mare; e l’anima scientifico-ambientale con l’obbiettivo di creare una nuova concezione della fruizione delle risorse ittiche e dello sfruttamento dell’ambiente marino, secondo le dinamiche della sostenibilità.
Un singolare e interessantissimo assaggio di questa idea innovativa, ci viene da loro offerto attraverso la visita guidata dei luoghi del mare, un tempo luoghi della vita dei pescatori, ora dilaniati dall’inerosarabile trascorrere dal tempo, da cui nessuno mai fin ora li ha sottratti.
La storia di Taranto degli ultimi 150 anni è una storia di “strappi”, che hanno privato la città della sua vocazione marinara. Dall’unità d’ Italia con la trasformazione da città di mare a città di cantieristica navale e militare, fino ad anni più recenti con la traformazione in città industriale.
Le Sciaje, come spiegano Giulio e Angelo, erano i giardini del mare in cui venivano coltivate le ostriche, smantellate per le esigenze dell’arsenale militare, ora scomparse. Esse diventano il simbolo della storia e delle tradizioni perdute, del territorio e della cultura espropriati senza criterio.
I segni di questa espropiazione si ritrovano anche in momenti storici particolari, ad esempio durante il fascismo, quando nel 1934 le abitazioni del quartiere Turripenne della città vecchia furono demolite radicalmente, per essere poi sostituite da case popolari la cui architettura è assolutamente discordante con il contesto, e gli abitanti (oltre 6000) allontanati. L’intento di spezzare le reni ad un quartiere culturalmente e socialmente coeso con se stesso, appare evidente. Lo testimonia Cataldo Portacci, ottantacinque anni appena compiuti che a Turripenne ci è nato. Nei suoi occhi risplende ancora la luce di chi del mare è vissuto. La sua voce è ricca di nostalgia per quella vita passata, ma piena di speranza perchè quel bagaglio di vita, storie ed esperienze non venga disperso. Faceva il maestro d’ascia Cataldo, lavorava il legno a Porta Napoli e costruiva le barche e i pali delle cozze per i pescatori.
In quei vicoli stretti che sempre guardano il mare si consumavano vite semplici ed esemplari. Viene naturale tuffarsi nel passato e immaginare Cataldo e chi come lui, in quei luoghi, in quelle case un po’ strette e anguste ma colme di valori; immaginare l’avvicendarsi delle esistenze della gente di mare. Emerge inesorabile la nostalgia per qualcosa, che per moivi anagrafici non si è mai vissuto.
Viene naturale poi, ritornare al presente, ed è un tuffo questo da un altezza troppo elevata, l’acqua diventa marmo. E’ sufficiente guardarsi intorno: le case che prima costodivano quel patrimonio straordinario di cultura e storia stanno crollando, sul quell’eccezionale tesoro ambientale che è il Mar Piccolo incombe un Mostro d’Acciaio che tutto fagocita e niente restituisce che non sia altamente pericoloso per la terra, il cielo e il mare e per gli esseri viventi, tutti.
Un senso di impotenza e sconforto domina su ogni emozione. Ma è uno stato d’animo poco durevole: ci sono Cataldo, Giulio, Angelo, il loro progetto e tante altre realtà che esistono e che con modalità diverse, hanno gli stessi obbiettivi. Uno dei progetti ambiziosi dell’associazione “le Sciaje” vorrebbe essere proprio quello di costruire una rete tra le realtà che vogliono tutelare il mare dalla sua storia al suo sfruttamento.
L’idea che tra questi coraggiosi “pirati” potremmo esserci anche noi, per espropriare un bottino che contiene più di un secolo di storia, cultura e rispetto per l’ambiente, è assolutamente entusiasmante!